Il Viaggiatore non era nato tale, nonostante quello che si sente raccontare nei luoghi che ha visitato. No, una grande città l’aveva partorito, in mezzo ai suoi immensi edifici grigi e robusti e, per gran parte della sua vita, era rimasto là. Il Viaggiatore non mancava di curiosità o di una mente vivace, solo nulla aveva conosciuto all’infuori del palazzo in cui aveva vissuto, delle scuole che aveva frequentato, della metropolitana che usava. Amava la sua città, che l’aveva accolto fin dal suo primo respiro e che tanto gli offriva; del resto, aveva grazie a lei una vita tranquilla e non aveva mai vissuto un dolore che non si fosse aspettato o un pericolo su cui non fosse stato accuratamente istruito.
Detto questo, ci si potrebbe aspettare che, per diventare la creatura di mondo che oggi conosciamo, un giorno avesse subìto un cambiamento d’animo, un moto di ribellione contro la propria vita che era forse non dolorosa, ma sicuramente triste. Invece, quello che potremmo chiamare il suo inizio non è provenuto da lui.
Una casualità lo portò fuori dal cammino che aveva scelto, passivamente o meno non saprei dirlo, e lui l’aveva solo assecondata in un attimo di coraggio fino ad allora inespresso. Ed ecco che, una mattina, la città l’aveva svegliato, fatto lavare e vestire e uscire in fretta per un grave ritardo, correre alla stazione più vicina, salire sul suo solito treno e, immediatamente, addormentare per recuperare il sonno che ancora sentiva in corpo, anche dopo ore e ore di riposo profondo.
Tuttavia, quello non era davvero il suo “solito treno”. Quando si era svegliato, infatti, il Viaggiatore si era ritrovato in un luogo sconosciuto. Avrebbe potuto tornare indietro facilmente, era vero: sarebbe bastato chiedere un biglietto nella direzione opposta, avvantaggiarsi sul lavoro durante il percorso, subire la lavata di capo che sarebbe sicuramente arrivata.
Ma non lo fece.
Il Viaggiatore, forse, scoprì in quel momento di essere viaggiatore, o forse l’aveva sempre saputo e solo non aveva mai avuto la voglia di seguire quell’idea. Una cosa, però, è certa: non tornò mai a casa. E un’altra cosa ancora è certa: prese una direzione qualsiasi e iniziò a camminare.
Quando rimaneva in un posto, ascoltava e, ogni tanto, raccontava pure, sebbene non tutti fossero disposti a sentirlo. È così, probabilmente, che l’hanno conosciuto in giro, è così che ancora adesso se lo ricordano, sebbene non si sia mai fermato a lungo. È così, sicuramente, che l’avete conosciuto anche voi.
Fu più facile del previsto liberarsi delle carte del suo vecchio lavoro e ancor più semplice fu riempire il proprio piccolo bagaglio di cose nuove. È da queste che il Viaggiatore sceglie i suoi ricordi, da queste che narra le sue memorie. Quale sceglierete?